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Gli italiani devono rinunciare a 1 acquisto su 10. La loro colpa? Nessuna!

Immagine del redattore: Nicola SpadaforaNicola Spadafora

Un acquisto in meno su 10, una cena in meno su 10, un regalo ai nostri figli in meno su 10, un'assunzione in meno su 10, un investimento in meno su 10. E, poi, una bolletta in meno da pagare su 10... Scusate, quest'ultima non è una notizia vera, ma sarebbe stato bello.

Invece, grazie all'inflazione che galoppa, gli italiani negli ultimi mesi hanno perso oltre l'8% del valore dei propri stipendi, delle proprie fatture, dei propri bilanci.

Un operaio nel 2021 in pratica ha dovuto rinunciare a 1.250 euro. Che dire di un libero professionista o di un imprenditore? Se calcoliamo che un'azienda alla fine dei conti ha un margine netto di guadagno del 10%-20%, capite che il problema non è solo serio, ma è pesantissimo?

Come fa un'impresa ad assumere nuove persone o ad aumentare gli stipendi? O un professionista a prendere nuovi collaboratori? Grazie al bonus di 200 euro?

La soluzione a mio parere è una sola: dobbiamo detassare, dobbiamo eliminare la burocrazia, dobbiamo liberalizzare il più possibile, dobbiamo anche ipotizzare una sorta di saldo e stralcio di tutte le cartelle esattoriali (ne parlerò nei prossimi giorni più in dettaglio). Perché? Perché noi italiani siamo grandi lavoratori e se ci lasciano fare siamo in grado di pensare a noi stessi e di conseguenza al Paese. Se non ci fanno lavorare, però, si ottiene l'effetto contrario. Si vuole questo? Non voglio pensarlo.

Pretendiamo da chi ci rappresenta, da Roma alle Regioni, dai Comuni ad ogni tipo di ente, di cambiare rotta. Sollecitiamo, sensibilizziamo. Non crediamo alle promesse, perché solo i fatti parlano. E non dimentichiamo chi mal ci rappresenta al momento delle elezioni. Dobbiamo essere buoni, verso noi stessi e gli altri, ma non fessi.



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