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Immagine del redattoreNicola Spadafora

Cartelle esattoriali: nessuna rottamazione, anzi…Disagi in vista per famiglie e imprese

Presentata come una misura di sostegno per i contribuenti, si avvicina, piuttosto, un “ingorgo” di pagamenti per famiglie e imprese, già afflitte da quasi due anni di crisi sanitaria ed economica, che, quindi, con ogni probabilità, non saranno in grado di farvi fronte.


Andiamo con ordine.



Facciamo, dunque, un passo indietro.

Con il sopraggiungere e l’intensificarsi della crisi pandemica, che determinava, tra l’altro, la prolungata chiusura, più volte reiterata, di molteplici attività, a far data dall’8 marzo 2020 sino al 31 agosto 2021, veniva sospesa l’attività di riscossione di imposte e tributi.



Successivamente, la ripresa, anche economica (con tassi di crescita dai più, addirittura, inaspettati), del Paese faceva scattare, dall’1 settembre scorso, anche il riavvio della notifica delle cartelle esattoriali.


Eppure il tempestivo inizio delle citate richieste di pagamento si è immediatamente scontrato, come facilmente intuibile, con la fragilità delle condizioni finanziarie dei contribuenti.


E ora?



Anziché ipotizzare un nuovo piano di rottamazione e/o, quantomeno, di lunga rateazione, giustificabile dalla straordinarietà degli eventi che hanno caratterizzato il periodo di protratta crisi (sanitaria ed economica) in cui i nuovi insoluti sono originati, si è optato per una mera proroga dei termini di pagamento.


In particolare, al contribuente viene, ora, concesso di pagare entro 150 giorni (anziché i 60 di legge) le cartelle esattoriali oggetto di notifica dall’1 settembre al 31 dicembre 2021.


Occorre, quindi, fare molta attenzione: tale dilazione vale esclusivamente per quanto richiesto dall’agenzia incaricata della riscossione a decorrere dall’1 settembre 2021.

Non beneficiano, dunque, della medesima agevolazione gli avvisi di pagamento notificati prima di tale data, che andavano, invece, saldati entro il 30 settembre scorso.


Altri disagi?



Purtroppo, si! Ai contribuenti che hanno aderito a piani di definizione agevolata degli insoluti fiscali (cd. piani di “rottamazione ter” e “saldo e stralcio”), in regola con il pagamento delle rate nel 2019, e che non hanno saldato il dovuto per le annualità 2020 e 2021, viene richiesto di mettersi in regola, in unica soluzione, entro il prossimo 30 novembre (già termine di legge per il pagamento delle diverse anticipazioni fiscali per il 2022).


Nei fatti, quindi, la piena regolarizzazione fiscale imporrebbe al contribuente l’integrale pagamento, nell’arco temporale di appena 3 mesi, delle cartelle esattoriali di recente notifica (originate, con ogni probabilità, da fatti sorti in pieno periodo pandemico), di quelle antecedenti al periodo di crisi oltre che di quelle oggetto di piani di liquidazione agevolata per legge.


Nulla di più irrealizzabile.


È tutto?


No. I piani di rateazione decaduti per effetto del mancato pagamento di 10 rate sono automaticamente riammessi, per decadere nuovamente nell’ipotesi in cui rimangano insolute 18 rate (anziché le 10 originarie).


Anziché, dunque, rendere effettivamente flessibile (e, soprattutto, sostenibile) il rientro da parte del contribuente attraverso la rimodulazione di termini e condizioni della rateazione, si è preferito semplicemente prolungarne la “agonia” per ulteriori (verosimilmente superflui, nella buona parte dei casi) 8 mesi.


Chissà se il futuro porterà (io me lo auguro!) un diverso modo di concepire il rapporto tra Stato e contribuente.


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