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Riforma del catasto: inopportuna e ingiusta

Immagine del redattore: Nicola SpadaforaNicola Spadafora

Ieri la maggioranza si è spaccata in commissione Finanze alla Camera. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno votato no alla riforma del catasto. Ma l’iter è andato avanti per un solo voto.


Invece di spaccarsi, la maggioranza dovrebbe essere compatta. Nel bloccare la riforma del catasto, non nel farla avanzare.


Nonostante le rassicurazioni del Governo, se si adegueranno i valori catastali ai valori di mercato, prima o poi arriveranno le stangate.


Io reputo la riforma del catasto inopportuna e ingiusta.


Perché inopportuna? Perché tra pandemia e guerra, un tema così importante come una legge che andrà a interessare tutti gli immobili e quindi tutti gli italiani, ha bisogno di più serenità per essere affrontata.


Perché è ingiusta? Se correttamente andrà ad accrescere le tasse per quei tanti benestanti che hanno acquistato in luoghi un tempo “degradati” e oggi “alla moda”, colpirà prima o poi proporzionalmente ma indistintamente tutti gli italiani, nessuno escluso.


È vero, la sua entrata in vigore è prevista nel 2026. Oggi non ci sono ricadute sulle famiglie e le imprese italiane, dice qualcuno. Quindi va bene. No, dico io.


Il calo dei consumi da qualche anno a questa parte, la crisi che arriva da due anni di pandemia e quella che si acuirà con i venti di guerra nell’est Europa, produrrà ulteriori danni all’economia e ai risparmi degli italiani.


Il 2026 è già domani e bisogna creare posti di lavoro, far girare l’economia, evitare di produrre altro debito.


E, soprattutto, lasciare agli italiani la libertà di possedere una casa.

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