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Immagine del redattoreNicola Spadafora

Pace fiscale o azzeramento: una decisione forse impopolare ma sicuramente necessaria


Sembra anche a te di vivere in una doppia dimensione? Quella reale e quella di chi prende decisioni a tavolino, con un buono stipendio garantito e – forse – senza aver mai parlato con persone in estrema difficoltà?

Negli scorsi mesi come se nulla fosse sono ripiombate su una buona fetta di italiani milioni di cartelle esattoriali.

Come se finita la fase acuta dell’emergenza pandemica, da un giorno all’altro fosse tornato tutto alla normalità. Come se non ci fosse una guerra che sta sconvolgendo i mercati. Come se gli aumenti delle bollette iniziati nella seconda metà del 2021 non esistessero. Come se l’inflazione non viaggiasse verso il 10%.

Sarà una affermazione molto impopolare la mia, ma credo sia il momento di mettere in atto una pace fiscale, un condono, un saldo e stralcio vero e fattibile, o addirittura un azzeramento delle cartelle per tutti gli italiani in difficoltà.

I debiti fiscali a ruolo presso l’Agenzia delle Entrate ammontano a circa 1.100 miliardi di euro. Le cartelle esattoriali attive sono oltre 130 milioni e 16 milioni i contribuenti iscritti a ruolo.

Con piani di rientro (tipo le rottamazioni bis o ter che siano) gli italiani non sono stati veramente messi in condizione di pagare. Perché come si fa, in una fase di crisi economica e anche umana, a versare rate trimestrali di migliaia e migliaia di euro?

Agli italiani si dice: hai un debito? Bene, noi te lo spalmiamo senza interessi e more, ma comunque ce lo devi restituire in poco tempo. Perché? Perché le leggi dicono così e non si possono allungare più di tanto le rate...

Pensi anche tu che si potevano cambiare le regole e allungare le rate, caso per caso, reddito per reddito, situazione professionale per situazione professionale?

Ci saranno alcuni che non meriterebbero un aiuto di questo genere, ne sono pienamente consapevole. Ma allo stesso modo è evidente che la maggior parte delle famiglie, dei professionisti, delle partite iva, degli imprenditori a causa di un mercato ballerino e spietato non vivono più una vita umana. E con la spada di Damocle dei pignoramenti, non possono neanche fare nuovi investimenti, nuovi business, nuove imprese che magari gli consentirebbero di pagare sia vecchi debiti che nuove tasse, rimpinguando sì le casse dello Stato.

È vero: alla fine chi sbaglia deve pagare. E se un professionista o un imprenditore in qualche modo ha fatto male i conti, non sarebbe giusto che a pagare fossimo tutti.

Ma in realtà, così non è. Cancellando le loro cartelle esattoriali, mettiamo in moto un meccanismo virtuoso che appunto porta ricchezza a tutti.

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