
Alcuni studiosi hanno classificato 3, altri 4, 5 o addirittura 7 tipi diversi di stress. In tutti questi casi, si parla di stress con un’accezione negativa. Che viene definito anche “distress”.
L’altra faccia della medaglia viene chiamata “eustress”, cioè stress buono. E questo mi piace molto!
La differenza pare sia da ricercare nella percezione della fonte dello stress e da come una persona reagisce a una determinata situazione.
Non sono uno psicologo, un coach, un motivatore (anche se ogni tanto con questi professionisti è importante mettercisi faccia a faccia) e ognuno potrà approfondire l’argomento dove meglio crede. Però, voglio raccontarti la mia esperienza e il mio approccio alle situazioni potenzialmente stressanti.
Le difficoltà al lavoro possono influenzare il nostro rendimento e condizionare la vita privata. Viceversa, anche problemi a casa possono poi ricadere negativamente sul lavoro.
È importante, anzi fondamentale, un lavoro su noi stessi. Più siamo forti dentro di noi, meno i fattori esterni possono condizionarci pesantemente.
Una strategia che provo ad applicare è rimanere concentrato solo ed esclusivamente su quello che sto facendo in quel momento, mettendoci tutte le mie forze. Ovviamente il lavoro come la vita privata danno continue sollecitazioni, ma se stai facendo una cosa e altri pensieri ti distraggono, non fai bene la prima e non risolvi i secondi.
Prendiamo una cosa di petto. Trasformiamo eventuali sensazioni stressanti (distress) nella nostra forza (eustress). Siamo riusciti a risolverla? Bene. Non ci siamo riusciti? Passiamo ad altro sforzandoci di non pensarci più fino a quando non la prenderemo di nuovo in mano.
Capisco sia un discorso complesso e che a parole può sembrare semplice. Ma in effetti non lo è. Però non arrendetevi mai!
Tu come ti poni di fronte al distress e all’eustress?
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