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Fatturazione digitale per i forfettari: per andare avanti, andiamo indietro

Immagine del redattore: Nicola SpadaforaNicola Spadafora


Dal 1° luglio 2022 c’è l’obbligo per i regimi forfettari di adeguarsi alla fatturazione elettronica.

In un momento di crisi come questo, dove le cose non stanno andando meglio ma peggio, dove l’incertezza regna sovrana, dove speriamo non si arrivi al “si salvi chi può”, c’è una brutta novità.

Almeno 800.000 tra professionisti, ditte e lavoratori autonomi devono perdere soldi e tempo, invece di lavorare.

È normale? A mio parere no.

Lungi da me spezzare una lancia a favore di chi fa il furbetto. Ma dico fermamente “no” a chi dice che gli imprenditori o le partite iva evadono le tasse perché non hanno una busta paga. Chi evade, evade comunque, a prescindere dal modo di fatturare. O no?

Il regime forfettario è stato giustamente introdotto per aiutare giovani, start up, professionisti con un fatturato entro un tetto prestabilito a ridurre i costi di gestione e le uscite.

Ora dopo appena qualche anno si torna indietro? E lo si fa in un periodo difficilissimo?

La decisione di rendere obbligatoria la fatturazione elettronica anche per questi soggetti cosa comporta? 1) L’acquisto di un abbonamento a una piattaforma collegata col proprio commercialista (circa 100 euro). 2) L’ aumento dei costi del commercialista di alcune centinaia di euro. 3) Perdita di tempo nell’effettuare i vari passaggi richiesti.

Invece di andare avanti, stiamo andando a marcia indietro (e non siamo certo gamberi) contro un muro o peggio verso un burrone.

A quanto pare la priorità di questo Paese è continuare a passare all’incasso chiudendo rubinetti e ossigeno a chi produce ricchezza.

È ora di cambiare sul serio.

Cosa ne pensi?

 
 
 

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