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Come rilanciare il Paese? Facendo lavorare le imprese

Immagine del redattore: Nicola SpadaforaNicola Spadafora

Ci sono alcuni titoli di giornale apparentemente positivi in queste ore. Altri meno. Partiamo dal bicchiere mezzo pieno?

L'Istat ha rilevato che la produzione industriale italiana di agosto sia cresciuta 2,3% rispetto a luglio, con un aumento congiunturale del 2,6%. A fare da traino il settore farmaceutico (ma questa non so se è una notizia del tutto positiva per la salute) col +51%. Complessivamente nei primi 8 mesi del 2022 l'Italia ha toccato un +1,4% sullo stesso periodo del 2021.

Altra buona notizia: il Fondo monetario internazionale ha rivisto al rialzo la crescita del PIL italiano. La stima passa così dal 3% al 3,2%. Nel 2021 la crescita era stata del 6,6%.

Purtroppo, per il 2023 si parla di "Nubi di tempesta che si addensano all'orizzonte" col PIL con crescita negativa.

Cosa fare nell'incertezza della guerra, dell'aumento ingiustificabile di gas, elettricità, benzina?

La soluzione è una e una soltanto: poiché come Italia abbiamo storicamente voce in capitolo molto scarsa nel mondo, i nostri politici devono spingere sull'acceleratore che hanno. Quale?

Dare nuova e vera linfa alle imprese! I nostri imprenditori e tantissimi lavoratori sono dei veri e propri gladiatori. Non li spaventa nulla. Ma se si trovano a mani nude in un'arena contro un leone, ovviamente prima o poi cederanno...

Come aiutarli e aiutare il Paese? Eliminando più tasse e balzelli possibili. Tagliando il costo del lavoro. Riducendo il cuneo fiscale. Potando ampiamente la burocrazia.

Scusate, ma se riducessimo del 50% le tasse per un anno (o anche di più...), cosa succederebbe? Lo Stato avrebbe meno entrate? Vero. Ma di certo, chiudendo il 50% delle imprese per colpa della crisi e di un Governo lontano dalla realtà, chiuderanno il 50% delle imprese, o anche di più... Oltre a perdere tanti più soldi per pagare la disoccupazione.


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