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Altra tegola su chi produce: Mancano 470mila laureati e diplomati da assumere.

Immagine del redattore: Nicola SpadaforaNicola Spadafora

Nei prossimi 5 anni – tra turnover e nuovi posti occupazionali – al mercato italiano serviranno circa 5 milioni di lavoratori. Un’ottima notizia! Ma c’è, subito, anche l’altra faccia della medaglia da analizzare.

Qual è il primo punto negativo? Le professioni più qualificate, tra laureati e diplomati, saranno quelle più difficili da reperire. L’osservatorio Excelsior di Unioncamere-Anpal stima che, tra il 2022 e il 2026, i datori di lavori avranno più di un problema a reperire per ogni singolo anno ben 54mila laureati e quasi 40mila diplomati. Quindi, un vuoto di quasi mezzo milione di persone, 470mila per essere più precisi.

Il secondo nodo? Nel solo mese di luglio di quest’anno, la difficoltà di reperimento di personale ha toccato il 40,3%, ben 10 punti in più sul luglio 2021. Perché? Difficoltà riconducibile prevalentemente alla mancanza di candidati.

Forse le persone sono demotivate? Forse c’è troppo reddito di cittadinanza? Forse ci si arrangia come si può, guadagnando meno ma avendo più tempo libero? Forse non si hanno le risorse per vivere in grandi città, che spesso danno stipendi minimi e hanno costi di vita elevati?

Ad avere maggiori difficoltà a reperire lavoratori sono le imprese della metallurgia e dei prodotti in metallo (circa 56%), l’industria del legno-arredo (55%), il settore ICT e delle imprese di costruzioni (entrambe 54%).

Il terzo punto che mi sta a cuore? Dobbiamo aiutare le imprese a pensare più al lavoro e alla formazione, molto meno e anzi quasi per nulla alla burocrazia.

Tasse, balzelli, permessi, timbri, controlli... Ovvio che debbano esserci, non siamo il Far West. Ma il Big Brother orwelliano non lo meritano i nostri imprenditori, i nostri professionisti, le nostre partite iva, i nostri lavoratori.

Quanto costa oggi formare un lavoratore? Tantissimo, troppo. Se le tasse fossero più basse, ci penserebbero le aziende a colmare le lacune di uno Stato e di un sistema scolastico che purtroppo non sempre brilla in formazione dei giovani.

Ne guadagnerebbe l’intero Paese? Io penso di sì, tu?


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