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Il rischio povertà aumenta: invertire la tendenza si deve e si può

Immagine del redattore: Nicola SpadaforaNicola Spadafora


Solo in Italia sono 11 milioni le persone a rischio povertà. I dati sono del Centro Studi Unimpresa rilanciati dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nelle ultime ore, riferiti al 2021.

Tra 4 milioni di disoccupati e 6,7 milioni di persone in situazioni precarie ed economicamente deboli, dal 2015 c’è stato un aumento di 1,6 milioni (+15%) di italiani ad alto rischio.

La pandemia ha influito, anche se i suoi effetti si faranno sentire ancora di più nei prossimi mesi. A cui vanno aggiunti anche quelli della crisi geopolitica europea e internazionale.

Ma seguimi in questa analisi.

La pandemia ha influito sulla crisi economica? Sì!

La crisi geopolitica ha influito sulla crisi economica? Sì!

La crisi economica è colpa esclusivamente di pandemia e conflitto russo-ucraino? No!

Come siamo messi con i tanto decantati fondi del PNNR? Perché per mesi e mesi le imprese sono state messe nelle condizioni di non lavorare? Oppure di lavorare molto male? Perché le famiglie sono state lasciate in grandissima parte a se stesse?

Ricordo solo un esempio: ci sono voluti mesi per tagliare le accise carburanti e addirittura con un provvedimento che varrà appena 30 giorni...

Visco ha sottolineato che, per evitare che i progressi dell’ultimo decennio vengano meno, “è necessario che ci sia un intervento istituzionale e un coordinamento anche a livello di cooperazione internazionale rilevante”.

Concordo: chi deve prendere decisioni importanti e dice “è colpa della pandemia”, “è colpa della guerra” o si è già arreso o ha dubbie capacità.

Ma quest’ultima ipotesi la mettiamo da parte, augurando a tutti buon lavoro.

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