Chi mi conosce bene dice di me che sono un professionista, che non mi fermo mai, che ho
grande entusiasmo e che considero il bicchiere sempre mezzo pieno. Chi mi conosce molto
bene dice di me, inoltre, che sono anche testardo, ostinato, caparbio. In effetti, se penso a
quando a 27 anni ho deciso di catapultarmi a Milano, gli devo dare ragione. Avevo uno studio di
famiglia su cui contare, ma ho deciso di prendere una mia strada. Tutta in salita, anche se
spinta da tanta aspirazione.
Dopo alcune esperienze presso studi legali d’affari, ho deciso, poco più che trentenne, di aprire
il mio studio: ho iniziato l’attività senza un cliente, senza un euro di fatturato, in una stanza di 6
metri quadrati, senza risorse. Per di più di lì a breve mi sarei sposato.
Provate a chiudere gli occhi e immaginare quando vivi in una città nuova, quando il telefono ha
difficoltà a squillare, quando i primi contatti e incontri non si concretizzano, quando gli incarichi
tardano ad arrivare, quando arrivano le fatture da pagare, quando hai la famiglia da curare. Lo
sconforto e la paura crescono, ma è in quel momento che bisogna attingere ai propri valori,
tirare fuori tutta la voglia di fare e l’ambizione, buttare il cuore oltre l’ostacolo.
Poi le cose vanno meglio, ma la vita a volte è una montagna russa. Di quelle, però, su cui non ti
diverti sempre a salire e scendere.
E allora ti rendi conto che, dopo tanti sacrifici, hai fatto degli investimenti che si sono poi rivelati
sbagliati. Che aprendo i saldi delle banche vedi che ci sono i conti da far quadrare. Che può
essere necessario impegnare ciò che hai.
Dove imparare a superare lo sconforto? La vita quotidiana è il miglior master che esista! Tu per
te stesso sei il miglior insegnante che si possa trovare sulla piazza. Certo la famiglia può esserti
di aiuto, alcuni professionisti possono darti dei consigli azzeccati, la fortuna può metterci lo
zampino. Ma l’ingrediente fondamentale è uno solo: non arrendersi.
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