
Il Governo finalmente ha deliberato uno sconto di 30,5 centesimi (tra riduzione delle accise e iva) al litro sui carburanti. Da ieri milioni di italiani sono potuti tornare a fare il pieno a prezzi meno proibitivi. Anche se diversi distributori, che hanno acquistato il greggio a prezzi lievitati, a quanto pare dovranno prima smaltire le riserve.
Quella della riduzione di 30,5 centesimi di euro al litro è una buona notizia?
Sì e no.
Perché sì? In pochi giorni si tradurrà per tutti gli automobilisti e autotrasportatori in un bel risparmio. Se prima con 50 euro (stimiamo un iperself a 2,1 euro/litro) si compravano 23,80 litri, ora si arriva a 27,85 litri.
Perché no? Il Governo, prima di tutto, aveva garantito una riduzione fino a fine aprile 2022. Nel decreto, invece, si legge 30 giorni. Quindi 10 giorni in meno.
Poi è vero, come dice il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani: “si osserva regolarmente che l’adeguamento del prezzo alla pompa al prezzo del greggio è immediato, mentre l’adeguamento alla riduzione del prezzo del greggio è ritardato”.
Ma ricordiamo che tra le accise (che incidono del 48% sulla benzina e del 43,5% sul gasolio) compare – ad esempio – ancora il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936...
Le accise vanno eliminate, se non tutte, un buon 90%!
Lo Stato italiano, calcolatrice alla mano, ha comunque guadagnato milioni di euro con gli aumenti. Le accise e l’iva, infatti, si applicano al prezzo alla pompa. Inoltre, gli aumenti di carburante e gas li abbiamo subiti da mesi, ben prima l’inizio della guerra in Ucraina.
Perché non si è intervenuti subito, con una crisi economica già minata da 2 anni di pandemia?
Perché alla fine a rimetterci direttamente sono sempre e solo i cittadini e le imprese?
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