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Banchi a rotelle abbandonati, è lecito che ci girino le scatole?

Immagine del redattore: Nicola SpadaforaNicola Spadafora


Non so qual è stata la tua reazione, ma a me sono veramente girate le scatole. Quando? L’altro giorno, dopo aver letto la notizia di decine di banchi a rotelle abbandonati in un cortile di una scuola di Milano. Te li ricordi?

Negli ultimi due anni abbiamo speso in Italia 119 milioni di euro per i banchi a rotelle e 199 milioni per quelli tradizionali.

Che i primi fossero una strana innovazione – se così vogliamo chiamarla – lo si era capito immediatamente. Non si capisce ancora il senso.

“Servono a garantire il distanziamento”. Ma come? Sono più facili da spostare, è vero. Ma proprio per questo non dovevano avere le ruote...

Poi ci mancherebbe, qualsiasi miglioria alla Scuola è benedetta. Ma gli sprechi, quelli no.

La scuola milanese motiva la scelta di pensionare i banchi a rotelle in due direzioni.

La prima: impossibile fermare la comprensibile voglia di divertirsi dei ragazzi, troppo spesso alle prese con gare di auto-scontro piuttosto che concentrati ad ascoltare la lezione. E come biasimarli.

La seconda: banchi troppo grandi e poco funzionali nelle aule piccole e affollate, oltre che scomodi per determinate materie come educazione tecnica.

Con 119 milioni di euro, quanta formazione avremmo potuto fare ai nostri insegnanti? Tanta. Ad esempio, nel campo dell’innovazione tecnologia.

I nativi digitali parlano un’altra lingua e hanno pieno diritto a un mondo connesso e ultraveloce. Troppi insegnanti – pur con un lodevole curriculum – sono ancorati a modelli vecchi.

Io sono a favore della formazione classica, assolutamente! Ma accanto a questa, urge far cambiare velocità alla Scuola. Forse i banchi a rotelle avevano questa finalità?

 
 
 

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