
"Caro Nicola, dopo aver visto il teatrino delle candidature alle politiche di settembre, pensi ancora che possa avere un senso andare a votare?"
Caro Vincenzo, sei un grande amico e sicuramente, dalla mia semplice espressione, hai potuto capire che faccio fatica ad essere felice come cittadino, genitore, professionista e imprenditore. Però vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, anche quando contiene poche gocce...
"Allora - prosegue Vincenzo - provo a sintetizzare in 3 punti quello che forse pensano in molti. Sei pronto?"
Dimmi tutto!
"1) Grazie alla vigente legge elettorale - che nessuno ha voluto cambiare - il 25 settembre il voto sarà solo un proforma, cioè una ratifica di scelte prese nelle stanze dei bottoni (le segreterie dei partiti maggiormente rappresentativi), senza alcuna partecipazione diretta degli elettori (sotto forma di primarie o parlamentarie) e senza alcuna effettiva discussione interna ai partiti.
2) Assai triste è, in molti casi, la mancanza di legame dei candidati rispetto ai territori e alle comunità che saranno chiamati a votarli. Insomma, la democrazia rappresentativa e partecipativa rischia, nella sostanza, di rimanere congelata.
3) Il sistema si è, di fatto, auto preservato per altri 5 anni. Infatti, appaiono ricandidati la gran parte dei parlamentari uscenti.
Cosa fare? Ti elenco altri 3 punti come possibili soluzioni a breve termine.
1) Certamente non si risolvono i tantissimi problemi che abbiamo da affrontare (caro bollette, inflazione, tasse e lavoro su tutti) disertando le urne. Quindi?
2) La partecipazione degli elettori è la vera forza, anzi l’unica vera forza in grado di delineare e decidere cosa sia meglio per noi e il nostro Paese.
Mi spiego meglio.
I dati ci dicono che il 30-40% degli italiani non va a votare.
Alla politica conviene che il numero degli astenuti sia così alto? Sì! Perché il sistema si nutre anche dell’apatia delle persone comuni, così da poter governare in maniera più semplice e con maggiore autonomia.
3) Andando a votare in massa, gli italiani possono, invece, far sentire la propria pressione sugli eletti e sulle forze politiche.
O siamo utili solo a pagare le tasse?
Bisogna, dunque, scegliere un simbolo, qualunque esso sia, anche il meno rappresentativo.
Andando a votare, per dimostrare che la gente comune vuole partecipare, chiede rappresentanza, di merito, qualificata, legata ai territori ma, soprattutto, vuole un buon governo, per il bene nostro e del nostro Paese".
Riflessioni davvero interessanti, caro Vincenzo, e ti ringrazio molto per averle volute condividere con tutti noi.
E voi, cosa ne pensate? Siete d'accordo o avete qualcosa da proporre?
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